Essere a Servizio

Il grande inganno

Tapani Mononen

10/5/20235 min read

Lo scrivere o meno questa storia è stato un dubbio che si riproponeva in me da tempo e, finalmente, ho avuto il coraggio di farlo.

Tutto ha avuto inizio nel 2019, quando avevo ancora il mio studio CHA. Ho ricevuto un messaggio da una persona che, all’epoca, stimavo tanto. Avevo fatto una cosa e lei mi ha scritto: “Che bello che ti sei finalmente messo a servizio di qualcosa più grande di te.”

All’inizio mi sentivo contento: sentivo che finalmente avevo messo da parte il mio ego. Ma poi, piano piano, qualcosa ha cominciato a stridere dentro me: c’era qualcosa che non andava.

Ho cominciato a pensare “Ma chi è questa persona per dirmi quello che ha detto? Chi siamo noi per dire a qualcun’altro che si è “messo al servizio di”? Nessuno.

Per un po’ la cosa è rimasta in sospeso. Dopo però è arrivato il covid ed ho chiuso lo studio. Per un periodo sono entrato in un buco nero, ma piano piano ho cominciato rivalutare tutta la mia esistenza.

Avevo vissuto per anni in un sogno, con tutte le buone ragioni che avevo, ma era un sogno.

Quando viviamo questo sogno ci sentiamo gratificati dall’ “essere al servizio di”, ci sentiamo bene nell’essere persone “per bene”, nell’essere “spirituali”.

Mi sembra però che tutto il mondo olistico e spirituale sia basato sul tenere in piedi questo sogno, pensando sia reale. Ma in questi quasi tre anni di profonde riflessioni sono arrivato alla conclusione che tutto ciò è solo un sogno, non la realtà.

E se fosse vero quello che dico, perché vogliamo sostenere e tenere in vita questo sogno?

Forse per il semplice fatto che è estremamente difficile essere un essere umano. È una sfida ogni giorno. Essere reali non gratifica il nostro ego, ma se riusciamo a vivere la nostra realtà, ciò può darci la grande forza di portare avanti cose che sono veramente importanti per noi.

Ma tutto questo non è facile, così preferiamo essere “a servizio”.

Inoltre evitiamo di guardare cosa vogliamo veramente fare nella vita raccontandoci una bugia: “Sono a servizio”.

Tantissime persone: operatori olistici, costellatori etc., che stimavo in passato, attualmente si sono rivelate ai miei occhi grandi personaggi di teatro e grandi attori. Forse per questo ero così attratto da loro: ho sempre sognato di essere un grande attore. Volevo essere come loro: così convincenti da sembrare reali.

Naturalmente all’epoca non ero consapevole di questo fatto.

E loro lo sono?

Non credo. Sono così convinti di essere reali che non passa nella loro mente l’idea che potrebbe essere diversamente. Ma se sono riuscito io ad aprire gli occhi, naturalmente, volendo, possono farlo anche loro; in questa “categoria” però c’è un certo fanatismo e questo mi porta a dubitare della speranza di un risveglio.

Si può essere un danno in questo modo di porsi? Secondo me sì, perché seguendo persone convinte di essere reali seguiamo un ideale che non esiste. E quando capita di non riuscire a raggiungere questo ideale ci sentiamo stupidi o senza valore, piccoli.

Quante volte mi sono sentito a disagio, perché pensavo di non essere in grado di essere come loro e ho continuato a provare a migliorarmi e a mettermi “a servizio”. Ma facendo così, spesso, dimentichiamo la nostra umanità.

Se noi siamo anime in cammino lo scopo è sperimentare l’esperienza umana, il lato umano, che ci manca.

Non so se ciò sia vero, ma, per un attimo, supponiamo che lo sia. Che senso avrebbe cercare la nostra anima, il nostro lato spirituale, se lo scopo è vivere come anime l’esperienza umana? Nessuno.

Chi cerca l’anima, mi pare, ha paura che essa non esista.

Sono uno stronzo, ne sono consapevole, ma fa parte dell’esperienza umana.

Quando seguiamo degli ideali spirituali può capitare spesso di vergognarci delle nostre parti così umane, ma, a mio parere, così belle. E sta proprio nella nostra umanità la chiave di tutto.

Per esempio, io sono ancora molto arrabbiato con tanti operatori che lavorano nei servizi di aiuto alle persone. Tanti discutono di come guarire questa e quella persona, ma tante volte non hanno la minima idea di ciò di cui parlano.

Il primo passo potrebbe essere quello di chiedere a qualcuno che ha veramente vissuto l’esperienza di cui parlano. Avere l’umiltà di non sapere.

Nel mio caso l’aver vissuto una violenza sessuale.

Ho capito che non se ne guarisce mai; che si impara a conviverci e che in qualche modo è possibile che il proprio vissuto diventi una forza.

Perché scrivo in modo così duro nei confronti di tutti questi esseri “a servizio”?

In primis lo faccio per me stesso, per la mia dignità e per dichiarare apertamente dove sto e quali sono i miei valori. In secondo luogo penso che ci siano altre persone, come me, che non hanno voce, e che ciò che scrivo può essere in qualche modo loro d’aiuto. Persone, come me, che hanno avuto o che hanno confusione su cosa sia reale e su di chi fidarsi o meno. Ma forse la ragione più importante è che ho fatto una promessa a me stesso e lo voglio mantenere.

Sono arrogante a dire così? Può essere. E se è così la verità verrà fuori un giorno.

Ho fatto la mia parte in passato per alimentare un sogno che non esiste; ho sbagliato, ho fatto tanti errori. Ma ho cambiato rotta e provo a non alimentare più quel sogno, quell’illusione.

Attualmente penso che un sogno deve avere un peso, perché se è solo nell’aria, come un palloncino, un giorno scoppierà. Ma se ha un peso, se ha delle radici, con un duro lavoro ha la possibilità di essere realizzato.

Uno dei miei sogni era quello di scrivere un libro… ci sono riuscito. E sono molto fiero di me.

Il libro si intitola “Verso un uomo integro”. È il racconto della violenza sessuale subita nell’infanzia e del viaggio intrapreso verso l’uomo integro. È stato già pubblicato in Finlandia a dicembre 2022 ed è stato presentato al pubblico italiano il 10 febbraio presso il Teatro Bon a Colugna di Udine.

È stata una serata importante e molto bella. Il feedback che ho avuto mi ha dato la bella conferma di essere sulla strada giusta. Mi ha colpito specialmente il feedback di tanta gente che mi conosceva e che mi ha detto quanto sono cambiato: Finalmente sono diventato visibile.

Quanto bella sarebbe la vita se solamente riuscissimo a rimanere in quello che è vero e comunicarlo ad altri e dopo ascoltare cosa risuona dentro a chi ha ascoltato. Solo così può nascere una vera comunicazione, perché finché vogliamo solo difendere la propria opinione non andiamo da nessuna parte e rimane solo un gioco di potere.

Il libro parla anche del fatto di quanto sia difficile diventare una persona visibile ed il libro mi ha dato tanta forza in questa direzione.

Avrei ancora tante cose in mente, ma oggi chiudo qua lasciandovi con alcune riflessioni:

Mi è capitato spesso, ultimamente, di ricevere delle osservazioni profonde e specialmente oneste da parte delle persone/amici che non hanno mai fatto percorsi speciali di crescita personale. Invece dalle persone che sono “in cammino” ricevo poco o niente. Naturalmente ci sono belle e profonde eccezioni alla regola, ma poche. Mi fa pensare. Non mi fido più di qualcuno che non rivela in qualche modo la sua umanità.

Riflessione finale: Nella crescita personale si parla tanto del fatto che creiamo la nostra realtà ogni giorno.

Per me la realtà non si crea, è. Si crea la fantasia.

Tapani Mononen

Verso un uomo integro